“È nato mio figlio ma mi sento sola”
di: Rosa
“È nato mio figlio ma mi sento sola”
Lui è nato. Intorno a te gravitano persone felici e sorridenti che fanno a gara per vedere e coccolare il nuovo arrivato. L’unica che non riesce ad essere felice, sei tu.
Ti chiedi perché ti senti una madre sola e che cosa hai di sbagliato. La risposta te la do subito: nulla. E ti spiego perché.
Perché ti senti una madre sola
Il senso di solitudine provato dalle neomamme è più diffuso di quanto pensi. È dovuto ad una concatenazione di fattori ormonali (ben più conosciuti) e psicologici.
Una ricerca condotta dalla University of London in collaborazione con la University of Sunderland e la University of Greenwich (Regno Unito) ha analizzato quali sono i maggiori fattori di stress per una donna, dopo il parto. La ricerca ha individuato 5 fattori di stress che contribuiscono a innescare il senso di solitudine e la depressione post partum. Questi sono:
- Problemi durante la gravidanza, nel travaglio o nel primo periodo post partum;
- problemi di adattamento alla nuova vita con un bambino;
- paura per problemi di salute dei bambini o per esperienze in Terapia Intensiva Neonatale (TIN);
- problemi con l’allattamento al seno;
- problemi con il partner o con altri membri della famiglia.
Talvolta, però, potresti non riconoscerti in nessuno di questi. Ho ascoltato storie di donne che parlavano di parti meravigliosi, innamoramento immediato e totale dei loro bambini, partner attenti e collaborativi, famiglie presenti, eppure… eppure quel senso di solitudine era forte e presente.
Al di là dei fattori citati, bisogna tenere in considerazione prima di tutto che ogni nuovo passaggio, nella nostra vita, deve fare i conti con le nostre credenze, dalle quali derivano le nostre aspettative. Quando le credenze sono limitanti, precludono l’accesso alle nostre risorse e alle nostre potenzialità.
Ti faccio un esempio: se hai sempre creduto che i neonati fossero dei batuffoli profumati di borotalco che ciucciano soddisfatti il latte dal seno o dal biberon e dormono beatamente giorno e notte, ti aspetti di ritrovarti davanti a scene simili. Non appena ti rendi conto di avere a che fare con un fagottino strillante che sa di latte acido e non dorme nemmeno se interpelli Aladino per esprimere tre desideri, capisci che tutto il castello delle tue credenze crolla e tu rimani spiazzata. È da questo che deriva gran parte della tua solitudine, insieme ai fattori che hai conosciuto poc’anzi. Ti senti sola, credendo di non essere quella che credevi di essere.
Proviamo a lavorare un po’ sulle tue credenze e sulle tue aspettative. Ti lascio due esercizi da fare.
Esercizio n. 1 – Rivedi le tue credenze
Prendi carta e penna. Dividi il foglio in due parti. Concentriamoci solo sulle tue credenze relative alla gravidanza e alla maternità. In maniera estremamente sincera, inizia ad elencare le tue credenze in merito. Ad esempio: “Le donne che hanno dei figli, sono felici”; “I neonati sono sempre profumati e sorridenti”; “Un figlio lega maggiormente una coppia”.
Dall’altro lato del foglio, sostituisci ogni tua credenza passata con la realtà che stai vivendo, ad esempio: “Le donne che hanno dei figli non sono sempre o pienamente felici”; “I neonati piangono spesso e dormono poco”; “I figli mettono a dura prova la coppia”.
Ragiona sul fatto che, fino adesso, hai preso in considerazione solo un aspetto della realtà, tralasciando tutto il resto, ovvero che una madre spesso deve rinunciare a qualcosa di se stessa, per dedicarsi ai figli, e che questo può renderla infelice. Oppure che i neonati sono profumati solo dopo che te ne prendi cura e fai loro il bagnetto; sono sorridenti solo dopo averli sfamati o coccolati, altrimenti manifestano i loro bisogni di nutrimento e calore attraverso il pianto.
Esercizio n. 2 – Cambia le tue aspettative
Adesso che hai sostituito le tue credenze, cambia le tue aspettative. Prendi carta e penna e dividi nuovamente il foglio a metà. Riprendi le credenze trasformate, quelle tue attuali, e per ognuna di queste, scrivi che tipo di aspettative avrai da oggi in poi. Ricorda che ogni aspettativa sarà come una specie di incantesimo: ciò che ti aspetti da te, è quello che ti accadrà. Stai quindi molto attenta a scrivere cosa ti aspetti, cercando di essere realista ma anche clemente verso te stessa.
Ad esempio, credendo che i figli possano mettere a dura prova la coppia, tu potrai “aspettarti” dei periodi di crisi, che però adesso sei pronta ad affrontare e a superare proprio perché li hai riconosciuti e accettati in quanto necessari ad un riequilibrio della coppia che è diventata triade, con la nascita di un figlio.
Ciò che ti aspetti deriva sempre da ciò in cui credi. Modificando le tue credenze, potrai cambiare anche le tue aspettative, e il peso della solitudine si alleggerirà.