Ansia funzionale e ansia disfunzionale: due facce della stessa medaglia

Ansia funzionale e ansia disfunzionale: due facce della stessa medaglia

Cos’è l’ansia e come si sviluppa

Dare una definizione univoca di ansia rischia di minimizzare le molteplici sfaccettature che la caratterizzano. Il vocabolario Treccani fornisce questa descrizione dell’ansia: “Stato di agitazione, di forte apprensione, dovuto a timore, incertezza, attesa di qualcosa”. Puoi notare che la componente predominante dell’ansia è quella emotiva, che intreccia segnali fisici e pensieri.

Prova ad immaginare di parlare con il ragazzo o la ragazza che ti piace, di dover affrontare un esame, di parlare in pubblico, di dover fare un importante approfondimento medico. Che cosa senti nel tuo corpo? Quali sono i tuoi pensieri? Non focalizzarti in modo esclusivo sull’emozione che ti travolge, ma prova a cogliere sia gli aspetti somatici che cognitivi dell’esperienza che stai vivendo. Le risposte fisiologiche che più comunemente accompagnano l’ansia sono: palpitazioni, tremori, vampate o brividi, mal di stomaco, rossore, stordimento, mal di testa, fatica, irritabilità. I pensieri, invece, hanno a che fare con autocritica, preoccupazioni relative al futuro o ruminazioni sul passato.

Possiamo collocare l’ansia sullo stesso continuum della paura, l’emozione che emerge di fronte ad un oggetto minaccioso e legata all’istinto di sopravvivenza. Diversamente dalla paura, nell’ansia l’oggetto è meno facilmente riconoscibile e si teme qualcosa che potrebbe accadere ma non è ancora accaduto: l’ansia è anticipatoria.

Disturbi d’Ansia: ansia disfunzionale

Probabilmente quando senti parlare di ansia, la prima cosa che ti viene da pensare è “Oddio, no”. La parte disfunzionale dell’ansia è quella che subito risalta agli occhi e ti induce a respingerla.

Tuttavia, il Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali (DSM-5) classifica “disturbo” solo quei casi in cui l’ansia diventa eccessiva, pervasiva e generatrice di alterazioni comportamentali, come l’evitamento. Inoltre, nella maggior parte dei Disturbi d’Ansia, i sintomi devono persistere da almeno 6 mesi. Esistono diversi sottotipi di Disturbi d’Ansia, ognuno con una sintomatologia peculiare, che si esprime con specifici pattern di pensieri, emozioni e comportamenti.

Secondo humanitas.it sono 8,5 milioni gli italiani che almeno una volta nella vita hanno sofferto di Disturbi d’Ansia e, secondo quanto riporta l’Istat, i numeri sono più alti con l’avanzare dell’età.

Quando l’ansia è funzionale?

Adesso focalizziamoci sugli aspetti funzionali dell’ansia. Devi sapere che l’ansia, infatti, è correlata al successo nelle performances e che, affinché ciò accada, è necessario che abbia un’intensità moderata. L’ansia può aiutarti a svolgere con successo il compito di cui ti stai occupando se i livelli di attivazione fisiologica ed emotiva sono compresi in un range adattivo. Prova ad immaginare ansia e rendimento come una curva: il rendimento aumenta con l’eccitazione fisiologica o mentale, ma fino a un certo punto. Quando i livelli di attivazione (arousal) diventano troppo alti, il rendimento diminuisce (Yerkes e Dodson, 1908).

Gli studi dimostrano quindi che, saper gestire l’ansia e mantenerla ad un livello ottimale, può aiutarti a portare a termine il compito di cui ti stai occupando o di cui ti occuperai a breve. Facendoci aiutare dagli antichi saggi, possiamo affermare che “In media stat virtus”: a bassi livelli di attivazione l’individuo si distrae facilmente; a livelli troppo elevati, l’ansia ha un effetto dannoso sull’efficienza.

Come si può gestire l’ansia?

Saper gestire l’ansia, quando rischia di diventare disfunzionale intendo, diventa quindi fondamentale per mantenere un equilibrio psicofisico e riuscire a raggiungere gli obiettivi quotidiani.

La letteratura offre numerose tecniche utili a questo scopo e scientificamente validate. Esse possono essere apprese in un percorso di sostegno psicologico ed essere, poi, utilizzate autonomamente in qualsiasi contesto. Tra le altre:

  • tecniche di “distrazione“: spostare l’attenzione sull’ambiente esterno, su compiti specifici, su attività coinvolgenti e salienti.
  • Tecniche di respirazione: concentrarsi sul respiro e modularlo con metodiche specifiche.
  • Rilassamento fisico e immaginativo, inizialmente guidato da un esperto.

Esercizio di gestione ansia

Ecco quindi che, ispirandomi ad una delle tecniche sopra riportate, ti propongo un esercizio che puoi svolgere ogni volta che ti senti sopraffatto/a dall’ansia. L’oggetto della tua attenzione è sempre a tua disposizione: il tuo respiro.

Fermati e concentrati sul respiro, semplicemente osservalo. Non fare nulla per cambiarlo. Lascialo così come è. Quando ti senti sufficientemente focalizzato/a, inizia ad inspirare contando 1…2…3 ed espirare contando 4…5…6. I numeri devono essere ben scanditi e accompagnare il massimo riempimento dei polmoni, nella prima parte, e il totale svuotamento nella seconda. Ripeti per 3 cicli.

Se vuoi saperne di più o vuoi approfondire la comprensione e la gestione dell’ansia, seguimi su Instagram Psicologa Rosa Iatomasi o scrivimi a rosa.iatomasi@libero.it

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