E adesso? Come gestire il rientro a casa dopo il ricovero per Disturbi del Comportamento Alimentare

E adesso? Come gestire il rientro a casa dopo il ricovero per Disturbi del Comportamento Alimentare

Uno dei percorsi di cura dei Disturbi del Comportamento Alimentare prevede un periodo di ricovero presso una struttura specializzata, con lo scopo di intervenire sulle acuzie del disturbo e stabilizzare le condizioni psico-fisiche.

Gli obiettivi di un percorso riabilitativo ospedaliero possono prevedere l’incremento ponderale, ovvero il recupero di un peso corporeo adeguato alla persona. Ciò avviene allo scopo di ripristinare buone condizioni di salute e recuperare ciò che il deperimento organico ha negativamente determinato a livello cognitivo ed emotivo. Infatti, in condizione di malnutrizione, le capacità attentive si riducono e si osservano modificazioni umorali (ansia, depressione, irritabilità) che non favoriscono l’aderenza all’iter riabilitativo e alla psicoterapia. 

Il percorso di cura può prevedere terapie psicologiche individuali e di gruppo, volte alla consapevolezza del disturbo, all’accettazione dell’aumento ponderale, al potenziamento della motivazione, alla regolazione emotiva, alla gestione degli aspetti interpersonali e alla maggiore consapevolezza del proprio corpo. 

La durata del periodo di ricovero varia in relazione a vari fattori, ad esempio, la gravità della patologia. 

Il rientro a casa 

Il momento del rientro a casa potrebbe essere atteso con entusiasmo sia dalla persona che ha affrontato il percorso ospedaliero sia da familiari e amici. Al contempo, è possibile che ci siano anche timori e paure: l’ambiente domestico, scolastico, lavorativo e sociale potrebbe attivare pensieri o emozioni spiacevoli.

In questo articolo voglio accompagnarti in questo momento di passaggio. 

E’ doveroso fare una premessa: in questa fase non sarai solo/a! Infatti, potrai essere supportato dalle persone a te più vicine, quindi dai familiari, dal partner, dagli amici più cari. Potrai chiedere assistenza a figure specializzate: psicoterapeuti, medici e nutrizionisti. Ove possibile, potrai essere affiancato/a dai servizi territoriali. Potranno aiutarti a gestire i comportamenti di mantenimento del disturbo (come dieta, esercizio fisico eccessivo, condotte di compensazione…) e le difficoltà situazionali, interpersonali e familiari.  

Le indicazioni per il rientro

Di seguito, ti lascio delle indicazioni che possono aiutarti ad affrontare il rientro a casa.

  • Gestione dei complimenti: è possibile che ti troverai in difficoltà di fronte ad un complimento. Se in questo momento reputi di non essere ancora pronto/a ad affrontare dei complimenti, puoi comunicarlo alla persona che hai di fronte! Puoi usare frasi come “Ti ringrazio, so che il tuo complimento è in buona fede, ma al momento non mi sento pronto/a a riceverlo”. Se un amico ti dice “Si vede che stai meglio!” forse è perché i tuoi occhi sprigionano la nuova luce della guarigione psicofisica. Gli altri la vedono, ma probabilmente non riescono a comunicarlo nel modo migliore per te. Prova anche tu a metterti empaticamente nei loro panni. In ogni caso, se un complimento esercitasse tanto potere su di te, ricordati che potrai sempre chiedere supporto agli specialisti che ti seguono ma anche ai familiari, al partner e agli amici più intimi.
  • Protezione dai fattori di rischio: adesso, ti trovi in un momento delicato. É possibile che particolari situazioni o persone creino dentro di te disagio o facciano emergere dei ricordi poco piacevoli. Va bene, in questa fase, proteggerti da questi stimoli. Proteggersi non vuol dire evitare quella situazione. L’evitamento, infatti, genera un circolo vizioso tale per cui, con il tempo, valuterai sempre più pericoloso quel particolare stimolo, così da aumentare il suo potere nei tuoi confronti. Proteggersi può voler dire affrontare quella situazione più tardi, dopo aver costruito un’armatura più resistente oppure chiedendo supporto ai tuoi cari. 
  • Esposizione graduale: prenditi tempo. Prova ad ascoltarti, a comprendere ciò di cui hai bisogno e affronta le situazioni che ti mettono a disagio con calma, un passo alla volta. Se, ad esempio, hai delle preoccupazioni all’idea di cenare con degli amici, prova a cercare delle soluzioni che rispettino i tuoi tempi. Ad esempio, se la cena è a casa di qualcuno, puoi proporre di portare tu qualcosa da mangiare oppure puoi proporre di raggiungerli subito dopo cena (con la promessa a te stesso/a di andare la prossima volta). Puoi vedere in anticipo il menù del ristorante e parlare con la tua nutrizionista per capire quale sia il piatto più adeguato per te. Inoltre, puoi consultare il tuo psicoterapeuta per capire come gestire al meglio quella situazione. 
  • Strategie per tollerare la sofferenza: potrebbero esserci dei momenti in cui proverai delle emozioni spiacevoli. In questi casi, può essere di aiuto avere dei piani strategici per regolare questi vissuti. Per qualcuno è di aiuto la lettura, la scrittura, la musica o l’arte; per altri, il parlare con le persone vicine e chiedere supporto o, ancora, dare attenzione ai propri animali domestici.Può essere utile creare uno scrigno delle strategie personali. Prova a disegnare un barattolo, scrivi all’interno le tue strategie e tienile a portata di mano: sarà più facile individuarle quando necessario.
  • Supporto alla famiglia: a volte, la famiglia si colpevolizza per il disturbo alimentare di cui soffre un membro della famiglia e può succedere che si accendano dei conflitti interni volti alla ricerca del colpevole. Non c’è alcuna colpa! Può essere utile affrontare un percorso insieme per migliorare alcune dinamiche che possono recare disagio o sofferenza a uno o più componenti della famiglia. Esistono diversi tipi di supporto familiare: parent training, counseling alla coppia genitoriale, psicoterapia familiare. 

Voglio ribadire, ancora una volta, che non sei solo/a! Avrai accanto dei professionisti che ti accompagneranno e a cui potrai affidarti ad ogni passo. 

Potresti leggere il mio libro “Il coraggio di avere fame. L’Anoressia di una psicologa imperfetta”. E’ un libro di auto-aiuto che ho scritto con lo scopo di conoscere, sensibilizzare e prevenire i Disturbi dell’Alimentazione e della Nutrizione. Fornisco informazioni, rivolte tanto alla persona che soffre di DCA quanto ai suoi caregivers, relativamente ai comportamenti (verbali e non verbali) che facilitano la relazione. Inoltre, ho risposto alla domanda “Si guarisce dal disturbo?” con un grande “”. 

Ti consiglio questa lettura, con l’auspicio che possa accompagnarti nel tuo percorso.

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