Mio figlio ha un disturbo del comportamento alimentare? I campanelli di allarme

Mio figlio ha un disturbo del comportamento alimentare? I campanelli di allarme

Il momento a tavola in famiglia dovrebbe essere un momento di condivisione, di racconti, di risate e di amore. In alcune famiglie, tuttavia, può essere fonte di frustrazione e angoscia. Sempre più spesso, infatti, in adolescenza o in pre-adolescenza, il rapporto con il cibo e con il proprio corpo provocano forte disagio. A volte, ciò può sfociare in uno dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) descritti all’interno del DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali). 

I DCA nel DSM-5

Il DSM-5 definisce i DCA come “un persistente disturbo dell’alimentazione o di comportamenti collegati con l’alimentazione che determinano un alterato consumo o assorbimento di cibo e che danneggiano significativamente la salute fisica o il funzionamento psicosociale”. I DCA più comuni sono l’Anoressia Nervosa e la Bulimia Nervosa, ma sono presenti anche i Disturbi del Comportamento Alimentare non Altrimenti Specificati, come il Disturbo da Alimentazione Incontrollata, l’Ortoressia, la Bigoressia, il Pica e il Mericismo.

I DCA in famiglia: quali sono i campanelli d’allarme?

I DCA influenzano totalmente la vita della persona che ne soffre e della sua famiglia. Non sempre è facile individuarli e per un genitore può essere importante riconoscere i campanelli di allarme, così da poter supportare il/la proprio/a figlio/a a prenderne consapevolezza e a iniziare un percorso che migliori il rapporto con il cibo e il proprio corpo. Tra i comportamenti che richiedono attenzione, ci sono:  

  • il controllo sistematico del cibo (food checking): porre un’elevata attenzione ai nutrienti del cibo, alle calorie; eseguire dei rituali durante il pasto, come sminuzzare gli alimenti o mangiare molto lentamente. 
  • Controllo sistematico del corpo (body checking): attenzione eccessiva al proprio corpo e al peso, con frequenti pesate alla bilancia oppure osservandosi spesso allo specchio e nelle foto. E’ ricorrente il confronto del proprio aspetto con quello di altre persone.  
  • Abbuffate: momenti in cui viene assunta una quantità di cibo superiore alla norma e in maniera incontrollata.
  • Condotte di compensazione o di eliminazione: utilizzo di diuretici, lassativi, digiuni o vomito autoindotto allo scopo di eliminare le calorie assunte. 
  • Iperattività: attività fisica svolta in maniera estenuante, per un lungo periodo di tempo e in solitudine. 
  • Evitamento dell’immagine corporea: utilizzo costante di abiti larghi, tendenza ad evitare di incrociare la propria immagine riflessa o di toccare alcune parti del proprio corpo. 
  • Difficoltà relazionali: disagio nelle relazioni con i pari, a scuola, e tendenza all’isolamento 
  • Repentine modificazioni dell’umore: frequenti manifestazioni di rabbia, ansia, tristezza, disagio e paura. 

Primo approccio al dialogo

La presenza di uno o più dei comportamenti appena citati non sfocia sempre in uno dei DCA descritti nel DSM, ma manifesta comunque una forma di disagio rispetto al cibo e/o al proprio corpo. Iniziare a parlarne e a chiedere aiuto è fondamentale, ma può essere emotivamente difficile iniziare un dialogo con il/la proprio/a figlio/a.

Ecco dei consigli per un primo approccio: 

  • Stabilisci in anticipo cosa dirai, costruendo un discorso senza giri di parole ma allo stesso tempo con un tono di voce non colpevolizzante e rimproverante. Puoi dire di aver notato che ci sono dei comportamenti che mostrano una difficoltà con il corpo e con il cibo. 
  • Prova a parlarne lontano dai pasti, in un momento della giornata che non suscita agitazione.
  • Dichiara vicinanza e amore: suggerisci di accompagnarlo/a ad una prima visita medica, se lo vuole, e provate a cercare insieme un supporto specialistico (un primo aiuto specialistico può essere richiesto al medico di base o al pediatra, ma anche ad un nutrizionista o ad uno psicologo). 

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